Hare Krishna! Il Mantra, il Movimento e lo Swami che ha dato inizio a tutto

John Griesser, Jean Griesser, Lauren Ross

L’incredibile vita di Srila Prabhupada, un anziano Swami indiano che nel 1965, all’età di 70 anni, senza alcuna risorsa economica, lasciò Calcutta e la sua amata India per arrivare a New York e iniziare la sua missione di creare un movimento spirituale di portata mondiale..


Hare Krishna! the Mantra, the Movement and the Swami Who Started It All
USA 2017 (91′)

  Il film svela i retroscena di un movimento culturale nato nella scena artistica e intellettuale della Bowery di New York, della mecca hippie di Haight Ashbury e della Beatles mania di Londra, per raccontare come lo Swami indiano sia diventato il fondatore dell’Associazione Internazionale per la Coscienza di Krishna. Attraverso musiche, mantra, episodi dal forte impatto emotivo e interviste inedite di Prabhupada e dei suoi più intimi seguaci e studiosi, il film offre un resoconto della sua straordinaria vita non solo descrivendola ma anche esaminando in modo profondo l’America e il mondo durante quei turbolenti anni 60 e 70, con il Vietnam, le ingiustizie razziali e la Guerra fredda. Sia che voi siate credenti, devoti, scettici, atei, agnostici o studiosi, il film Hare Krishna! Il Mantra, il Movimento e lo Swami che ha dato inizio a tutto vi affascinerà. È un ritratto profondo e intramontabile di una delle figure più importanti del ventesimo secolo, il cui messaggio della coscienza di Krishna continua ancora oggi a riverberare in questo fragile mondo. Il suo carattere esemplare, arricchito da preziose qualità come la tolleranza, la compassione, oltre alla sua grande devozione spirituale, hanno fatto della sua vita un esempio ideale che ha ispirato e continua ad ispirare innumerevoli persone in ogni parte del mondo.

mescalitofilm

Nato a Calcutta nel 1896, scomparso nel 1977, Abhay Charan De, più noto come Prabhupada, è lo swami (maestro hindu) che ha fondato l’ISKCON (International Society for Krishna Consciousness), ovvero dato vita al movimento generalmente noto come degli Hare Krishna. Personaggio carismatico, dall’approccio semplice e pragmatico, in età già anziana Prabhupada, sulla scia di Ghandi ma soprattutto del guru indu Bhaktisiddantha Saraswati, ha saputo incuriosire e affascinare un gruppo ristretto di ragazzi alla riflessione spirituale e a uno stile di vita vegetariano, pacifista, che si discostasse dal puro materialismo statunitense.
Senza mezzi propri né una rete di conoscenze, abbandonando una vita comoda e armato solo della conoscenza dei testi sacri sanscriti, era arrivato in cargo dall’India a New York nel 1965, dove superate alcune difficoltà aveva aperto un ashram nel Lower East Side.
Tutto accadeva nel momento di massima espansione del Flower Power, la controcultura, gli hippy e il rock, a cui il movimento parteciperà in modo inaspettato. Alla cultura dell’LSD e della psichedelia però Prabhupada contrappose l’autocontrollo, il rispetto della natura, la considerazione del corpo come un abitacolo temporaneo rispetto alla persistenza dell’anima. Durante l’arco piuttosto breve di 12 anni il maestro riuscì ad aprire oltre cento templi in tutto il mondo, a viaggiare moltissimo, fare proseliti, e cosa ancora più importante, tradurre in 25 lingue i testi sulla coscienza di Krishna. Ma lo strumento centrale del suo messaggio, quello che maggiormente si imprime nella memoria dei suoi seguaci è il mantra: la pratica del canto devozionale che costituirà la chiave di accesso della diffusione dei suoi insegnamenti spirituali nel mondo occidentale. La preghiera che si farà largo anche nella cultura pop come il tratto caratterizzante della sua predicazione. Non solo New York, ma anche Londra e perfino Mosca sono attratte dai gruppi di giovani con sari che ripetono con tamburi e cembali la loro lode alla divinità, la litania che apre la strada alla felicità universale.

Smaccatamente celebrativo dell’esperienza di Prabhupada, il documentario oscilla costantemente tra due poli: da una parte c’è un materiale di partenza pregevole, cioè il girato di tv, collaboratori e filmmaker dell’epoca (tra cui anche Jonas Mekas) che contiene, oltre a viaggi e dichiarazioni di Prabhupada, alcuni apparizioni storiche: oltre alle riprese delle prime riunioni spontanee di quei gruppi dalle teste rasate, in sari e sandali, ad ammaliare e avvicinare schiere di passanti metropolitani, l’apparizione tv di Allen Ginsberg, che suona il mantra ed elogia il basso profilo del maestro, all’intuizione di George Harrison, già folgorato dal maestro, di fare incidere al gruppo di discepoli negli studi di Abbey Road del Radha Krishna Temple Album che avrà un successo oltre ogni aspettativa (e influenzerà la produzione successiva di Harrison). Dall’altra le interviste recenti ai reali discepoli di Prabhupada, protagonisti di quel momento, molti di cui poi sono diventati studiosi, docenti legati alle scuole e università nate sulla scia di ISKCON.

Un coro unanime di voci che testimonia anche l’afflato utopista e tremendamente concreto di quel momento, compresa la reazione scomposta di una società conformista, che portò a correre ai ripari affrontando il fenomeno in termini di minaccia di brainwashing, lavaggio del cervello.

Raffaella Giancristofaro – mymovies.it

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