Primula rossa

Franco Jannuzzi

Tra fiction e documentario, la storia di Ezio Rossi, ex terrorista dei Nuclei Armati Proletari e internato psichiatrico, e il racconto dell’innovativo progetto che ha permesso di liberare decine di ospiti dell’Ospedale Psichiatrico di Barcellona Pozzo di Gotto a Messina. Un riflessione su quanto la situazione nel nostro Paese è effettivamente mutata dopo la legge Basaglia.



Italia 2018 (82′)

  Ispirato alla storia di Ezio Rossi un ex membro dei NAP, Nuclei Armati Proletari, che ha passato quasi tutta la sua vita tra il carcere e l’ospedale psichiatrico giudiziario. In questo film documentario la sua vita si intreccia in vari modi con altri internati dell’ospedale. Ezio Rossi troverà nella figura dello psichiatra Lucio una possibilità per redimersi.
Se ci si fermasse al titolo si potrebbe pensare che questa interessante docufiction si ancori fondamentalmente sulla complessa vita di Ezio Rossi. Invece non è solo così. Rossi resta come fil rouge che attraversa la narrazione ma Jannuzzi intende, grazie al suo caso che si può definire di maggior rilievo, promuovere una riflessione più ampia. In sostanza ci si trova a interrogarsi su quanto la situazione nel nostro Paese sia effettivamente mutata da quando la cosiddetta legge Basaglia sancì la chiusura di quelli che nella dizione più corrente venivano definiti manicomi.


La figura del vicedirettore che giunge in un OPG con idee molto differenti da quelle del suo predecessore diviene lo strumento narrativo per innescare il dibattito. Qual è il compito della struttura statale? Esclusivamente quello di contenere oppure quello di aiutare i detenuti con problematiche psichiatriche a ri-costruirsi (nella misura del possibile ovviamente) interiormente per superare la propria fragilità? Il percorso compiuto da Rossi diventa esemplare in materia ma ciò che più colpisce è il lavoro che ancora resta da fare e che è affidato ai singoli con scarso sostegno da parte delle istituzioni che si appellano, come nel caso del protagonista per prolungarne la detenzione, a decisioni prese trent’anni prima sulla base di perizie psichiatriche di cui non resta più traccia.
La legittima richiesta di sicurezza deve necessariamente contemperarsi con un’attenzione particolare per chi ha commesso reati determinati, in tutto o in parte, da una patologia. Questo è quanto uno Stato civile degno di questo nome dovrebbe poter garantire. Il ‘far marcire in galera’ non fa parte di questo quadro ed è spesso grazie ad uomini e donne che si impegnano in tal senso che qualche risultato viene ottenuto. Questo docufilm ne costituisce un’utile testimonianza.

Giancarlo Zappoli – mymovies.it

Gli incassi del film, al netto delle spese, saranno infatti totalmente devoluti a sostenere i progetti per la lotta alla povertà
coordinati dalla Fondazione di Comunità di Messina e per sostenere la liberazione di altri pazienti dell’ospedale.

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