Volevo nascondermi

Giorgio Diritti

La vita del pittore Antonio Ligabue (Elio Germano), dall’infanzia difficile in Svizzera fino alla morte avvenuta in Italia, dove ha passato gli anni dell’età adulta, tra tormenti interiori e un talento artistico assolutamente fuori dal comune.

Italia 2020 (120′)
BERLINO 70: Orso d’argento miglior attore
7 David Donatello
1 Nastro d’argento


Rifugge da qualsiasi logica di accomodante biopic, il nuovo (a tratti) sorprendente film di Giorgio Diritti. Portare sullo schermo la vita e le opere di un uomo/artista come Ligabue (1899-1965), del resto, non poteva tradursi in una semplice operazione narrativo-agiografica, in un film laccato che tentasse di ingabbiare qualcosa di così difficilmente catalogabile. Volevo nascondermi, titolo già di per sé bellissimo e predittivo, è piuttosto un film che alle velleità di qualsiasi sguardo indagatore antepone lo stupore di uno sguardo fanciullo, puro nell’accezione olmiana del termine.
Figlio di un’emigrante italiana, abbandonato e affidato a una coppia di anziani, Toni viene poi respinto in Italia dalla Svizzera dove ha trascorso un’infanzia e un’adolescenza difficili, vive per anni in una capanna sul fiume senza mai cedere alla solitudine, al freddo e alla fame. L’incontro con lo scultore Renato Marino Mazzacurati è l’occasione per riavvicinarsi alla pittura, è l’inizio di un riscatto in cui sente che l’arte è l’unico tramite per costruire la sua identità, la vera possibilità di farsi riconoscere e amare dal mondo. Sembra davvero, ancora una volta in un film di Diritti, già allievo del maestro bergamasco, di ritrovarsi immersi in superfici care al cinema di Ermanno Olmi, con divagazioni felliniane e rimandi a contesti, colori dei fratelli Taviani, tutti elementi che accolgono, che provano a contenere la dirompenza ferina di un Elio Germano diversamente straripante, dal talento mai così cristallino e animale.

Valerio Sammarco – cinematografo.it


Otto anni dopo Un giorno devi andare, Giorgio Diritti firma il suo quarto lungometraggio e ritrova almeno in parte lo slancio creativo, tanto nella narrazione quanto nella messinscena, dei suoi primi due, sorprendenti lavori: Il vento fa il suo giro e L’uomo che verrà. Il regista bolognese torna alla realtà contadina che conosce bene, al dialetto e a una struttura estetica che può ricordare il cinema di Ermanno Olmi: oltre al personaggio principale, infatti, conta anche la comunità rurale che ruota attorno a lui, figure semplici che si approcciano a un uomo assolutamente fuori dal comune. Prima di tutto Volevo nascondermi è un film sui traumi del passato di un essere umano tormentato, nevrotico, animalesco nel modo di fare, che ha paura delle donne e finisce spesso in manicomio, che si vede come un “artista” e solo attraverso l’arte può raggiungere un’ancora di salvezza. Per omaggiare un pittore di tanta grandezza, Diritti punta su una fotografia incisiva e mai banale, che gioca con la luce e con una serie di effetti ottici e di colori che rendono il suo lavoro tutt’altro che trascurabile.


Quasi perfetto nella prima parte, il film, inserito in concorso al Festival di Berlino, soffre poi col passare dei minuti di varie ridondanze e rimane a tratti limitato dall’andare troppo spesso sopra le righe, tanto nella resa audiovisiva quanto per la prova (comunque notevolissima) di Elio Germano, premiato con l’Orso d’argento al miglior attore. Resta a ogni modo un progetto piuttosto originale per il cinema italiano contemporaneo, anche per il coraggio messo in campo…

longtake

 

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