Il corsetto dell’Imperatrice

Marie Kreutzer

L’imperatrice Elisabetta d’Austria è idolatrata per la sua bellezza e famosa in tutto il mondo per essere una fonte di ispirazione per le nuove tendenze di moda. Ma nel 1877, ‘Sissi’ celebra il suo quarantesimo compleanno e deve combattere per preservare la sua immagine pubblica allacciando il suo corsetto in modo sempre più stretto…

Corsage
Austria/Francia/Germania/Lussemburgo 2022 (113′)
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   Il corsetto è la metafora di una vita soffocata, costretta, diversamente speciale. Al di là delle apparenze e dello sfarzo di corte. Ritratto di Elisabetta Amalia Eugenia di Wittelsbach, imperatrice d’Austria e regina apostolica d’Ungheria, moglie di Francesco Giuseppe, cresciuta in Baviera, amica carissima di Ludwig e come lui irregolare, borderline, con una forte vena creativa. Vanitosa, poliglotta e gran fumatrice. Irresistibilmente attratta dalla nascente psicanalisi e dalla follia, malamente curata nei manicomi dell’impero. Adoratrice di cavalli indomabili e seducenti cavalieri, allergica alle formalità, con una forte vena autodistruttiva. Per tutti, Elisabetta è la principessa Sissi. L’input viene dai film con Romy Schneider, benché quel nome mai venga evocato. Una donna potente in un mondo fondato sulla sottomissione, avviato alla decadenza. La regista austriaca Marie Kreutzer (La vita che volevamo) usa Sissi come chiave di lettura del progresso e dell’emancipazione femminile all’interno della famiglia, della società, del regno. Elisabetta poteva permettersi quello che nessun’altra al suo tempo avrebbe potuto consentirsi: per questo è un formidabile modello, un faro. Kreutzer sceglie pertanto il versante della non-biografia, aggiungendo particolari romanzati o inventati di sana pianta: forse i rapporti con Cecco Beppe, di sicuro quella fine così melodrammatica..,

Fabio Baldini – corriere.it

 L’imperatrice Sissi fa ginnastica agli anelli (vero) e batte il marito Francesco Giuseppe a scherma (probabile, il coniuge era più basso di lei e non aveva la sua statura morale, anche se il film ne fa un bel ritratto sfumato). L’imperatrice si impone diete tremende e misura ogni giorno ossessivamente il girovita (vero anche questo), non in ossequio ai canoni dell’epoca quanto per esercitare il massimo controllo su di sé. Ma l’imperatrice fa anche di peggio. Se ne va da tavola alzando il dito medio; si tatua un’àncora sulla spalla; prova un nuovo farmaco chiamato eroina (difficile, siamo nel 1878, Sissi sta per compiere i fatidici 40 anni, il boom terapeutico dell’eroina arriverà a fine secolo); si lascia filmare dal pioniere del cinema Louis Le Prince (il personaggio è autentico, l’episodio inventato ma di sicuro fascino). Insomma fa un mucchio di cose strambe alternate ad altre improbabili ma vere. Come uscire in pubblico nascosta da una spessa veletta nera. O immergersi nella disperazione dei manicomi, forse per accostare tormenti estremi ma non estranei (dal corsetto alla camicia di forza, è un attimo). Dimenticate la Sissi di Romy Schneider e quella di Netflix. Nel bel film dell’austriaca Maria Kreutzer l’intramontabile Elisabetta di Baviera è un’icona mèta-temporale. Un telescopio (e insieme un microscopio) puntato sulla condizione femminile di oggi e di ieri. Una figura che discende dalla Marie Antoinette di Sofia Coppola o dalla Miss Marx di Susanna Nicchiarelli ma con molte licenze in più. Il meglio è nella libertà un po’ punk degli accostamenti anche musicali (As Tears Go By, e non solo); nel misto di arroganza e vulnerabilità con cui la superdotata Vicky Krieps ritrae questa amazzone dai molti amanti, sempre intrattabile e spesso ingiusta con figli e ancelle. Infine nella grande attenzione riservata alla vita di corte e agli innumerevoli comprimari (su tutti Ludwig di Baviera), che danno rilievo, profondità, universalità agli affanni dell’imperatrice.

Fabio Ferzetti – espresso.repubblica.it

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