Joseph Rorret, proprietario del Peepin’ Tom, una sala cinematografica ricavata nella cripta di una chiesa, vive in un appartamento allestito dietro lo schermo così da poter vedere i film proiettati “al contrario” (come il suo nome “terror”!). Quando inizia a programmare film del terrore Joseph spia con il binocolo il pubblico, soprattutto le donne così da scegliere quelle che “meglio reagiscono” alle scene di paura e individuare la tra loro una possibile vittima. Ma come reagirà il serial-killer quando si troverà di fronte la fatale “anima gemella”?
Italia 1987 (103′)
Già il titolo è una genialata: Rorret, che letto al contrario dà Terror. Il regista Fulvio Wetzl ci introduce subito a quella che sarà la caratteristica principale di questa sua opera prima: l’ambiguità. Pare incredibile tutto quello che vediamo, in questo giallo/thriller classe 1987, e fino alla fine non si sa con certezza cosa sia reale e cosa sia invece finzione. Rorret è un film già diventato un piccolo cult, a causa della sua quasi introvabilità, sebbene nel 1988 sia uscito regolarmente nelle sale distribuito dalla Chance Film di Massimo Civilotti, dopo una prima proiezione avvenuta al Cineclub Labirinto di Roma, dove è stato girato. Co-prodotto dalla società Nuova Dimensione dello stesso Wetzl e da Rai1, è stato quindi mandato in onda sulle reti Rai almeno una decina di volte durante questi 36 anni. Vincitore di svariati premi (Prix CICAE ad Annecy cinéma italien, Premio Miglior Opera Prima e Miglior Protagonista al Festival di Salerno), era l’unico film italiano al Festival Internazionale del Cinema di Berlino nel 1988, dove venne venduto alla New Yorker Film di Dan Talbot, che lo fece uscire anche nei cinema americani, a cominciare dal Forum One di New York gestito da David Byrne. Successivamente esce in VHS NTSC nella versione americana con sottotitoli…Carlo trova lavora come proiezionista in un piccolo cinema, il Peeping Tom, il cui proprietario, Joseph Rorret, si rivela subito essere un tipo molto particolare: infatti non vuole mai essere visto dai suoi dipendenti, e comunica loro solo per telefono, ma la paga è buona e non sembrano esserci problemi di sorta, quindi Carlo accetta il lavoro e le condizioni del suo capo, che però appaiono piuttosto strane ed inquietanti alla fidanzata Sara, che comincia a credere che Rorret nasconda col suo anonimato qualcosa di poco buono. Inoltre il cinema ha una particolarità: vi vengono proiettati solo film di paura, e l’eccentrico proprietario, che vive proprio dietro lo schermo, all’insaputa di tutti, passa il suo tempo a spiare attraverso i tendaggi le spettatrici in sala, per poi chiedere loro di uscire. Tuttavia le prescelte da Rorret dovranno ritenersi tutto tranne che fortunate. Perché Rorret cerca di far vivere alle donne che attraggono la sua attenzione un percorso iniziatico di tipo traumatico nella Paura? La risposta a questa domanda verrà data alla fine del film, e sarà quanto mai suggestivo il metodo meta cinematografico e meta teatrale che Wetzl sceglie per svelare l’arcano. Quasi sempre dietro a personaggi così bizzarri e fuori dal comune c’è un qualche trauma infantile, ma quale sarà quello di Joseph Rorret? Dovremo cercare di capire cosa si nasconde dietro ai modi quasi impacciati di questo buffo ometto, vestito come Peter Lorre in M – Il Mostro di Düsseldorf, capolavoro di Fritz Lang del 1931, e lo faremo insieme alle donne che lui deciderà di portare nell’antro oscuro della paura, la segretaria Sheila, la pittrice Barbara e l’attrice teatrale Cecilia. Più che un giallo o un thriller tradizionale, Rorret può essere considerato un elegante noir con un interessante substrato intellettuale di tipo cinefilo, in quanto il regista, anche importante critico cinematografico, si diverte a rigirare di sua mano ed a proiettare sullo schermo del Peeping Tom sequenze de L’altro uomo (1951), Il delitto perfetto (1954) e Psyco (1960) di Alfred Hitchcock, ed anche de L’occhio che uccide di Michael Powell (1960), il cui titolo originale è proprio Peeping Tom, che, per altro, è la definizione inglese del termine voyeur. Rorret ha un problema ancestrale con la paura, cerca di vincerlo a modo suo, ed apre un cinema dove si proiettano solo film horror chiamandolo Peeping Tom, dove lui fa ogni sera il guardone. Insomma, una struttura ad incastri che senza un minimo di cultura cinefila sarebbe impossibile apprezzare fino in fondo. Rorret è meta cinema dentro a un cinema, come lo era stato solo due anni prima, anche se in maniera differente, Dèmoni di Lamberto Bava, ma è anche meta teatro che viene rappresentato su un palco dietro lo schermo cinematografico… C’è un enorme compiacimento dell’edificio cinema e della sala cinematografica in tutta la pellicola: il proprietario ama così tanto stare lì che vi costruisce la sua casa. Ma, sorpresa!, sopra il cinema c’è una vecchia chiesa sconsacrata, quindi significa che l’odierna sala un tempo era la cripta sottostante, ed infatti ha ancora gli affreschi dei santi alle pareti, nascosti da pesanti tendaggi (curiosità: l’ex Cineclub Labirinto era effettivamente ospitato nel sotterraneo dell’adiacente chiesa di san Gioacchino in Prati). Il Peeping Tom è “cripta, teatro, cinema e casa”, e tutti questi aspetti albergano anche nella personalità del nostro affascinante e controverso protagonista.
Ilaria Monfardini – mondospettacolo.com