La gazza ladra

Robert Guédiguian

Maria ha passato la vita ad aiutare con grande dedizione le persone anziane, instaurando con loro un forte legame di amicizia e fiducia, anche se la sua condizione precaria la porta talvolta a rubare loro qualche euro… Ma quando, per aiutare l’amato nipote a proseguire i suoi studi al pianoforte, arriva a farsi scoprire, innescherà una serie di conseguenze tali da mettere a rischio gli equilibri della sua famiglia e di coloro a cui è stata amorevolmente vicina.


La pie voleuse
Francia 2024 (101′)
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   Il cinema di Robert Guédiguian riesce sempre nella magia di accogliere e di accudire. Non è solo perché il regista francese ha, ormai, cresciuto una vera e propria famiglia cinematografica con gli stessi interpreti che, da anni, diventano i suoi personaggi (anzi, le sue persone). O perché la tela delle sue storie è quasi sempre Marsiglia, quartiere di L’Estaque. È quella capacità di accordare temi politici (la precarietà economica, il tramonto degli ideali, il conflitto con le giovani generazioni) e amicizia; urgenze sociali e solidarietà che sgorga, spesso, inaspettata. E, a proposito di armonie, il suo nuovo film La gazza ladra (un titolo bellissimo) principia proprio da un negozio di musica allagato da due ladri maldestri. Un incidente che sarà “il battito d’ali di una farfalla” sulla vita di Maria (Ariane Ascaride). Che ha due grandi passioni: le ostriche (e, in generale, quei piccoli piaceri che danno sapore alla vita) e suo nipote, precoce talento musicale, per cui ha noleggiato un pianoforte e pagato alcune lezioni dal più bravo maestro della città. Ma il suo lavoro (accudisce con amore alcuni anziani del quartiere, tra cui l’ex professore in carrozzina Monsieur Moreau/ Jean-Pierre Darroussin) non le permetterebbe di affrontare quei costi. Né il marito Bruno (il solito, massiccio, Gérard Meylan), con una pensione ridicola che perde puntualmente a carte, può aiutarla. E, allora, come una gazza, nasconde nel proprio nido il resto delle spese che fa per conto dei suoi vecchietti. Gli spiccioli rubati diventano assegni contraffatti e tutto precipita. Ma il vento del mare non porta sempre tempesta.

Robert Guédiguian cita Victor Hugo (La povera gente che richiama, a propria volta, il suo Le nevi del Kilimangiaro) in questo dramma al sole di Marsiglia che non ha bisogno di scene madri e non cede mai all’afflizione. Anzi, il romanticismo sociale di Guédiguian qui si fa ancora più dolce, smussa gli angoli di Gloria Mundi e La casa sul mare e diventa quasi gioioso (perché, in fondo, la vita è una festa e allora: Che la festa continui! – per parafrasare il suo ultimo film). E mentre le giovani generazioni si affannano in lavori inappaganti, girandole amorose e ossessione per l’“argent” (però, con l’eccezione di un’inaspettata, dolcissima, dichiarazione d’amore alla cassa di un supermercato), Maria si accontenta del suo catino mezzo vuoto a forma di piscina, Monsieur Moreau del suo branzino impanato, un anziano marito di accompagnare la moglie in una illusione di gioventù. Fugaci luccichii, spicchi di felicità per la gazza ladra salvata da un gesto d’amore.

Marco Contino – ilnordest.it 

   …Con La Pie voleuse ovvero La gazza ladra (presentato alla XIX Festa del Cinema di Roma), Guédiguian torna alle atmosfere di certe sue commedie drammatiche che l’hanno rivelato alla fine del secolo scorso, un po’ sulle tracce di Marius e Jeannette (il suo maggiore successo commerciale) dove il lessico amoroso è apparentemente più centrale rispetto al discorso politico. In realtà, nell’orizzonte di questo regista militante e appassionato, è impossibile scindere il destino collettivo dalle vicende personali se non proprio affettive, tant’è che ogni gesto dei suoi personaggi ha sempre a che fare con qualcosa che va al di là del mero dato estemporaneo. La gazza ladra è Maria (Ariane Ascaride, ça va sans dire: i suoi primi piani sono spettacolari), donna del popolo che passa la vita ad aiutare le persone anziane: tutti le vogliono bene, sia per la dedizione che ci mette nell’assistenza sia per il forte e naturale legame di fiducia che si crea con queste persone spesso sole che la chiamano anche nel cuore della notte. Gazza ladra è un titolo che ha a che fare con la musica, una costante dell’autore (oltre a Rossini sentiamo Mozart, Chopin, Liszt), ma anche simbolicamente perché le condizioni economiche precarie portano Maria a rubare qualche soldo, ogni tanto, per togliersi qualche sfizio che altrimenti le sarebbe precluso. Sa di sbagliare, ma si tiene tutto per sé, un po’ perché si tratta di un peccato tutto sommato irrilevante (qual è il vero valore dei soldi in una società emotivamente disastrata in cui lei è tra le poche a esserci nel momento dell’altrui bisogno?) e un po’ perché con quelle risorse può pagare le lezioni di piano del promettente nipotino. Tutto sembrerebbe andare liscio, finché i furti vengono a galla. La gazza ladra è l’ennesimo capitolo di una commedia umana in cui i sentimenti non prescindono della politica e viceversa e, va da sé, andrebbe letto all’interno di un’opera coerente e omogenea in cui si ritrova il consueto comparto di collaboratori…

Lorenzo Ciofani – cinematografo.it

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