mother!

USA 2017 – 2h

 VENEZIA –  Ci sono film che sembrano fatti apposta per fare arrabbiare tutti. Darren Aronofsky non è nuovo a questo genere di esperienza: nel 2006 portò a Venezia un film, The Fountain, dalle mille traversie produttive, comprese illustri defezioni dal cast che ne avevano trascinato per anni l’ultimo ciak. Risultato: un’opera di frastornante ed inaudita presunzione, che si illudeva di fare poesia con un tripudio di immagini digitali inondate da onnipresenti musiche di Clint Mansell.

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EX LIBRIS – New York Public Library

USA 2017 – 3h 17′

 VENEZIA –  Qualcuno potrebbe domandarsi come sia possibile rendere interessante un documentario di più di tre ore su una biblioteca. Qualcuno che non conoscesse Frederick Wiseman, uno dei più grandi documentaristi della storia del cinema, che ancora una volta con il film Ex Libris – New York Public Library, presentato in concorso a Venezia, riesce nella scommessa: far fare allo spettatore una esplorazione, una ricerca, un percorso di conoscenza, questa volta rivolto a una delle più note e importanti istituzioni culturali degli Stati Uniti.

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L’insulto

The Insult
Libano/Francia 2017 – 1h 50′

 VENEZIA –  Splendido film L’insulto, di Ziad Doueiri, una coproduzione franco-libanese, una microstoria, in apparenza inizialmente, che racconta la Grande Storia e le grandi ferite familiari, sociali e politiche che stanno dietro essa.

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Jusqu’à la garde

Francia 2017 – 1h 30′

 VENEZIA –  Jusqu’à la garde, esordio di un attore teatrale passato dietro la m.d.p., Xavier Legrand, è testimonianza di come i film di matrice, o perlomeno di coproduzione francese, siano stati tra le migliori presenze a Venezia 74. Ha, infatti ottenuto, in primis, il Leone d’Argento – Premio per la Miglior Regia (‘riconosciuta’ come un’altra storia ‘figlia del nostro tempo’) e si è vista attribuire addirittura un altro importante premio, quello alla Migliore opera Prima, il Leone del Futuro intitolato a Luigi De Laurentiis.

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Mektoub, My Love: Canto Uno

Amin, un aspirante sceneggiatore che vive a Parigi, ritorna per l’estate nella sua città natale, una comunità di pescatori nel sud della Francia. È l’occasione per ritrovare la famiglia e gli amici d’infanzia. Accompagnato da suo cugino Tony e dalla sua migliore amica Ophélie, Amin passa il suo tempo tra il ristorante di specialità tunisine dei suoi genitori, i bar del quartiere e la spiaggia frequentata dalle ragazze in vacanza. Incantato dalle numerose figure femminili che lo circondano, Amin resta soggiogato da queste sirene estive, all’opposto del suo dionisiaco cugino che si getta senza remore nell’euforia dei loro corpi. Munito della sua macchina fotografica, e guidato dalla luce eclatante della costa mediterranea, Amin porta avanti la sua ricerca filosofica lanciandosi nella scrittura delle sue sceneggiature.

Francia/Italia/Tunisia – 3h

 VENEZIA – Il ricordo,  qualunque sia la natura che ne domini il significato, scalfisce, con la propria aura pulsionale, le viscere della rappresentazione cinematografica. Il segno distintivo della visione di Abdellatif Kechiche è nascosto nell’intensità di un percorso nel quale è inevitabile perdersi in un infinito susseguirsi contemplativo – una ricerca probabilmente – su di un’inafferrabile estasi della bellezza, allo stesso tempo tragica e inebriante, dalla quale il regista franco tunisino si è elevato oltre la straordinaria ricchezza di uno stile, per farsi genere. Quel genere che in La vita di Adele aveva raggiunto una perfezione formale quasi definitiva, divenendo esso stesso l’espressione di un azzeramento del deficit del cinema nei confronti della percezione del reale, e dunque il trionfo del mezzo dello sguardo rispetto all’albagia di ciò che viene chiamata vita.

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The Deserted

Hsiao-Kang si sta riprendendo da una malattia in montagna. La sua anziana madre gli fa visita e cucina per lui, ma egli non riesce a mangiare. Una donna fantasma vive nella casa accanto. Come la madre, lei non riesce a entrare nella sua vita. L’unico compagno con cui parla Hsiao-Kang è un pesce solitario…

Taiwan 2017 – 55′

 VENEZIA – L’arte di Tsai Ming-Liang (Arrivederci Dragon Inn, Stray Dogs) è sempre sul punto di cadere, interrompersi, morire. Più che descrivere una vicenda, sviscerarne le svolte, intraprendere una via, il regista taiwanese (ri)percorre il fluire delle immagini come fossero un liquido materico fluorescente, apparentemente immobile e pur sempre in movimento.

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L’inganno

The Beguiled
USA 2017  – 1h 33′

Virginia, 1864. Negli Stati Uniti infuria la Guerra di Secessione, ma le ragazze del Seminary for Young Ladies vivono protette dal mondo esterno. Tutto cambia quando un soldato dell’Unione ferito viene trovato nei paraggi e condotto al riparo. Mentre gli offrono rifugio e curano le sue ferite, la casa viene invasa dalla tensione sessuale e da pericolose rivalità, e i tabù vengono infranti in un’imprevista serie di eventi. Sophia Coppola dirige con l’eleganza sicura e minimalista che caratterizza il suo cinema: cast perfetto, confezione impeccabile, fotografia onirica per un thriller psicologico fin troppo elegante, comunque ricco di tensione.

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Angels Wear White


Jia Nian Hua
Cina/Francia 2017 – 1h 47′

 VENEZIA –  Se la figura femminile che è uscita vincitrice (morale) di questo festival è sicuramente l’indimenticabile protagonista di Three Billboards Outside Ebbing, Missouri, cui la bravura di Frances McDormand ha saputo trasmettere tutta la forza, la caparbietà, la determinatezza con cui una donna è capace di lottare contro tutto e contro tutti, pur di vedere ripagato l’affronto subito, le giovani donne del film di Vivian Qu, unica presenza femminile in concorso, si collocano, non solo fisicamente, in un mondo completamente opposto, in cui la fragilità, la solitudine e l’infelicità  sembrano essere la loro condizione esistenziale.

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Outrage Coda

Giappone 2017 – 1h 44′

 VENEZIA –  In chiusura di questa 74° edizione della Mostra è stato presentato Fuori Concorso l’ultimo film del grande regista giapponese Takeshi Kitano; Kitano e l’altro Big del cinema del Far East, John Woo, con i loro ultimi lavori, non hanno deluso le aspettative di chi ama abbandonarsi alla sicurezza che certi film “di genere” sanno dare, riuscendo anche a far dimenticare la noia provocata dalla visione di molte pellicole, fatte di storielle emblematiche raccontate in modo puramente cronachistico.

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Manhunt

Zhuibu
Cina/Hong Kong 2017 – 1h 46′

 VENEZIA –  Il film è un adattamento del romanzo Kimi yo Fundo no Kawa wo Watare (Devi attraversare il fiume dell’ira) di Yuko Nishimura e, più che un remake, un omaggio al film omonimo del regista attore giapponese Ken Takakura, di cui il grande maestro di Hong Kong si è dichiarato da sempre ammiratore.

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