7 donne e un mistero

Alessandro Genovesi

Un imprenditore con moglie e figlie, è stato ucciso misteriosamente nella sua casa. Nella villa del morto sono riunite tutte le donne che, in un modo o nell’altro, sono appartenute alla sua vita e che invece di festeggiare la Vigilia di Natale, come previsto, si ritrovano con un omicidio da risolvere. Tutte sono sospettate e, mentre ognuna cerca di buttare fango sulle altre, rivelando i segreti altrui, sono costrette ad affrontare situazioni che fino ad allora non avevano voluto mettere in luce. Ma chi è il vero omicida?

Italia 2021 (90′)

Da noi ci avevano già provato a teatro (starring, tra le altre, Anna Galiena e Debora Caprioglio: stracultissimo!), a rifare l’8 donne e un mistero originale di François Ozon (uscito nel 2002). Ora arriva il cinema, che della musical-comedy di partenza perde una donna (per ragioni di ricerca Google?) e le canzoni (peccato), ma mantiene intatto lo spirito. Ovvero: il giallorosa al femminile in stile Agatha Christie che però è solo un pretesto. L’omicidio del capofamiglia che fa di tutte le donne che gli ruotano attorno delle possibili sospettate serve infatti a raccontare i soliti segreti e le bugie chiusi (malamente) nei cassetti della villa in cui tutto accade. A rendere la “traduzione” giocosa e gioiosa ci pensano il regista Alessandro Genovesi, specialista in queste Kammer-commedie (vedi Soap opera), e la co-sceneggiatrice Lisa Nur Sultan, da Sulla mia pelle a questo copione ben diverso (ma altrettanto ben calibrato).
Basterebbe leggere i nomi sulla locandina: Margherita Buy, Micaela Ramazzotti, Sabrina Impacciatore, Luisa Ranieri, Diana Del Bufalo, Benedetta Porcaroli, più… Ornella Vanoni. Poi ci si mette la bella direzione del regista, e l’utilizzo in stile “casting against type” (o quasi). I casi più eclatanti, in questo senso, sono Ramazzotti in (riuscitissima) versione sophisticated e Diana Del Bufalo, usata “in sottrazione” rispetto ai soliti exploit comici. Ma anche tutte le altre sono una certezza: Buy perfetta borghese repressa, Porcaroli che è davvero la migliore star della sua generazione, Impacciatore equilibrista sempre struggente e brillante insieme, Ranieri quasi uno spin-off sensuale della già sensualissima zia Patrizia di È stata la mano di Dio. Loro – si vede – si divertono moltissimo: e pure noi.
L’Ornella merita un capitolo a sé. Ci è? Ci fa? È la Vanoni, e basta. E, nel ruolo della nonna (in originale era l’attrice e cantante gloria di Francia Danielle Darrieux), è semplicemente perfetta. In un anno di (meritatissimo) super lavoro – ma come fa? Noi ci stanchiamo per molto meno – l’Ornella ci piazza anche un film che vale come divertissement “presso sé stessa”: la vecchietta mai doma che sta sulla sedia a rotelle e vuole solo sbevazzare (meglio se Negroni) è un ruolo che riveste con la classe di chi ha calcato il palcoscenico con Strehler. Ma anche con lo scazzo di chi non ha più niente da dimostrare: «Che palle!», sospira ogni due per tre. Forse sul set si annoiava davvero: ed è giustissimo così. Sì, alla fine il messaggio di empowerment c’è. Ma è una piccola nota, quasi sussurrata, a fronte di un film che dimostra una possibilità senza mai strombazzarla: fare un film su e con le donne privo di tesi o “dibattito”, ma solo con la voglia di intrattenere, divertire, giocare. E dando un’altra conferma: in Italia le signore (in tutti i sensi) attrici ci sono, basta volerle far lavorare. Ora servirebbe solo un soggetto originale: ma anche Donne di Cukor rifatto a Cinecittà in fondo in fondo non ci andrebbe male…

Lindy Hop – rollingstone.it

Alessandro Genovesi firma la sua ultima pellicola, 7 donne e un mistero, e lo fa ispirandosi alla prima versione del film diretta dal francese di François Ozon uscita quasi vent’anni fa, che anch’essa traeva spunto dall’omonima opera teatrale risalente al 1958, scritta da Robert Thomas. L’immediata differenza apportata da Genovesi rispetto alla storia di partenza, è, prima di ogni altra, nel titolo: le donne là erano otto. La seconda riguarda il genere, in quanto Ozon aveva fondamentalmente fatto un musical, anche se ciò che permane e che il regista di 10 giorni con Babbo Natale mantiene viva rielaborandola, è senza dubbio la linea comica.
La pièce uscita alla fine degli anni 50, infatti, era stata parte di un genere che stava iniziando a diffondersi proprio in quegli anni: la commedia thriller. E l’effetto finale che regala 7 donne e un mistero, è proprio un condensato dei due stili, con tutte le chicche del caso. Innanzi tutto, il cast di cui il film dispone è orchestrato in maniera ideale. La capofamiglia è Margherita (Margherita Buy) signora borghese e snob, sposata con Marcello e madre di Caterina (Benedetta Porcaroli) e Susanna (Diana Del Bufalo), che è appena rincasata da Milano per le festività natalizie. Insieme a loro vivono la nonna (una spassosa Ornella Vanoni) e la zia Agostina (Sabrina Impacciatore) e a servire tutti nella grande casa barocca e dalle note kitsch, c’è l’affascinante governante Maria (Luisa Ranieri). I costumi, le pettinature e i colori con cui tutto è assemblato, sono parte integrante della storia e della linea dei personaggi, nonché dell’intenzione narrativa e stilistica che il regista, insieme alla sceneggiatrice Lina Nur Sultan, tracciano percorrendo un giallo deduttivo intriso di sarcasmo, chiaramente portato avanti dalle interpretazioni delle attrici mattatrici.
La trama è strutturata attorno al cosiddetto “enigma della camera chiusa”, nel quale un gruppo di persone si trovano in uno spazio comune e, quando all’improvviso si scopre l’assassinio di uno di loro, s’innesca la caccia al colpevole con relative reciproche accuse e – soprattutto – svelamento degli altarini di ciascuno. In particolar modo nei confronti del rapporto che ognuno aveva veramente col morto.


L’atmosfera ricreata dagli ambienti, dall’aria che si respira tramite la messinscena e la recitazione spesso impettita delle donne, fa calare nello charme degli anni 30, nonostante la semplicità dei dialoghi e la forzatura nella resa di alcune battute.
Ma questo non importa molto, a dire il vero. 7 donne e un mistero regala la complicità relazionale che le interpreti hanno instaurato tra loro nel corso delle riprese, e lascia trasparire il loro divertimento nel calarsi in quei ruoli, una su tutte: Ornella Vanoni.
L’impianto crime del film dà un sapore elegante anche all’attrazione che la storia suscita. E rende davvero il prodotto finale perfetto per l’intrattenimento da festività natalizie, non fosse altro che il periodo in cui i fatti si stanno svolgendo è proprio quello. Ciò che in assoluto fa funzionare tutto è la leggerezza con cui viene condotta la storia e quel senso svagato che man mano restituiscono i movimenti che s’innescano tra i personaggi, una sorta di distacco da quello che in parte era stato promesso, a favore di un’armonia tutta al femminile, in barba agli uomini che le fanno bisticciare. In fondo il caso da risolvere e i rospi che le protagoniste via via sputano, sono un pretesto per poi dire qualcos’altro, anche se viene accennato sempre con quella noncuranza paciosa e goliardica. E quel che resta è il gusto per i grandi classici che funzionano sempre, anche quando all’acqua di rose.

Lorenzo Ciofani cinefilos.it

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