Terra e polvere

Li Ruijun

Il matrimonio combinato di Ma e Guiying, un uomo e una donna che vivono vite difficilissime, sembra portare inevitabilmente alla somma di due solitudini. Di due povertà (sociali, emotive, affettive). Ma da questo incontro, tenero e pudico, prenderà forma giorno dopo giorno un legame solido e prezioso… Return to Dust, film-rivelazione del Festival di Berlino 2022, racconta l’amore attraverso i silenzi e i ritmi contadini della Cina rurale. Un’opera dolce e dolente che ha il sapore della terra e delle stagioni.

Yin Ru Chen Yan – Return to Dust
Cina 2022 (131′)

   Una storia d’amore improbabile e romantica è al centro del nuovo film di Li Ruijun, girato nel suo nativo Gansu tra dune maestose simbolo di una Cina rurale all’estremo, dove la sopravvivenza materiale è precaria ma i momenti di poesia abbondano. Il film, sesto lungometraggio di un regista che ha un rapporto molto profondo con il suo luogo di nascita, dove ha girato quasi tutti i suoi film facendoli interpretare principalmente da amici e parenti, ha partecipato in concorso alla Berlinale. I protagonisti della storia sono due persone di mezz’età: Cao Guiying è claudicante ed affetta da incontinenza cronica, Ma Youtie è un contadino che possiede soltanto un asino. I due sono diventati un peso per le rispettive famiglie, che organizzano un matrimonio frettoloso per potersene liberare. L’estraneità iniziale tra i due sposi – evidenziata chiaramente nella scena in cui imbarazzati devono fare la fotografia per il certificato di matrimonio – si trasforma rapidamente in affetto e completa dedizione reciproca. Siamo intorno al 2010, anni in cui l’emigrazione verso i centri urbani ha privato completamente di valore le rudimentali abitazioni rurali, di cui le autorità hanno cominciato ad incoraggiare la distruzione, offrendo ricompense monetarie ai proprietari. Le case vengono abbattute l’una dopo l’altra, riducendosi a cumuli di polvere – da cui il titolo del film, che ha un significato letterale ma anche allegorico. Ma Cao Guiying e Ma Youtie vanno controcorrente: dopo anni di solitudine e abbandono i due hanno finalmente trovato un compagno di vita l’uno nell’altro e vogliono costruirsi un futuro di coppia in una casa. Con pazienza e determinazione cominciano ad aggiustare una delle case abbandonate; ma appena completato il lavoro arriva il proprietario annunciando che la casa sarà demolita. I due non si scoraggiano e si spostano in un’altra casa che mettono a posto, ma in una sorta di supplizio di Tantalo la storia si ripete e loro sono costretti a muoversi nuovamente. Tuttavia i due sono personaggi di una saggezza antica: non demordono. Tutto quello che la vita gli rovescia addosso lo accettano, con una rassegnazione inverosimile, compensata dal senso di appagamento e dal calore umano che trovano l’uno nell’altro.

Le stagioni si susseguono – il film è stato girato nel corso di un anno per catturare i cambiamenti nella natura circostante – ed il rapporto tra i due amanti cresce come il grano che faticosamente stanno coltivando. Persino quando Ma è costretto a donare il suo sangue per salvare la vita di un boss della zona, compromettendo la propria, i due non si lamentano. La loro vita è fatta di piccole cose, di momenti delicati e preziosi, che finiscono per nobilitare persino l’ambiente inospitale in cui vivono. Li Ruijun ha dato un’impronta stilistica forte al film, curandone anche la scenografia – e la scena in cui Ma Youtie crea dei giochi di luce mettendo una lampadina in una scatola di cartone bucherellata ed incanta Cao Guiying aggiunge al film un tocco di magia. Ma Youtie e Cao Guiying sono personaggi che normalmente sarebbero di contorno in un film, non i protagonisti. Li Ruijun ha fatto una scommessa presentando una storia d’amore assolutamente improbabile, ma forse proprio per questo ancora più toccante. Anche la scelta degli interpreti è interessante: un’attrice di grande esperienza come Hai Qing ed un attore non professionista come Wu Renlin, zio del regista e contadino. Nonostante le enormi differenze tra i due, l’alchimia funziona e commuove. Sebbene sia difficile accettare che Ma Youtie e Cao Guiying non si ribellino mai al proprio destino, anche quando è ingiusto, non è possibile rimanere indifferenti alla poesia che Return to Dust è riuscito a creare.

fareastfilm.com

  Le misere esistenze di Ma Youtie, povero contadino ancora celibe, e Cao Guiying, donna disabile, protagonisti di Return to Dust di Li Ruijun (in concorso alla scorsa Berlinale) fluiscono nella medesima condizione di emarginazione e sconforto nella Cina agreste dei primi anni dieci del Duemila. Indigente e con solo un asino come ricchezza, costretto a vendere il sangue per pochi soldi lui, vittima di abusi, traumi fisici ed affetta da un’incontinenza cornica lei; entrambi vivono il fardello del percepirsi “di troppo”, complicazioni da estirpare per le loro rispettive famiglie. Ad unire questi destini disgraziati, un matrimonio combinato, evidentemente unica soluzione possibile per disfarsene con crudeltà e senza mezzi termini. Unione opportunista quanto necessaria agli occhi disinteressati dei familiari, completamente indifferenti alla probabilità che far congiungere due vite così bisognose avrebbe potuto decretarne il definitivo peggioramento. Invece nel lento progredire del quotidiano, scandito dallo sfiancante lavoro agricolo, la totale estraneità e l’imbarazzo (chiaramente evidenziato dalle espressioni immortalate dalla prima foto matrimoniale) si trasformano in profonda complicità, rispetto reciproco e prendersi cura l’una dell’altro. Insieme imparano a conoscersi e a condividere le proprie sensazioni, i ricordi dolorosi del passato e il vivere comune, riuscendo a costruire dalle fondamenta, mattone dopo mattone, un rapporto puro ed autenticamente spontaneo fatto di piccoli gesti.Un sentimento che lentamente germoglia e rende finalmente possibile il migliorarsi e trovare la legittima destinazione, perché “come vale per il terreno, ognuno ha il suo destino”. Deboli separati, teneramente combattivi insieme, la coppia è in grado di non affliggersi di fronte alla spietatezza delle malelingue sempre intente a giudicare senza sapere e alle continue ingiustizie presentatesi lungo il cammino di crescita introspettiva e coniugale. Accettano tutta la sopraffazione con rassegnazione, non abbattendosi, incarnando perfettamente i principi del Confucianesimo di obbedienza, dedizione e rettitudine, trovando il coraggio nel vicendevole appagamento.

Il film si modella come una storia d’amore atemporale, quasi atipica nella composizione, tra individui legati da un intimo dolore, ma anche ossequioso omaggio alla natura rappresentata nella viscerale connessione uomo-natura. Nel pieno del realismo contadino, ereditato dai registi della quinta generazione del cinema cinese, Li Ruijun coniuga il desiderio di affrontare questioni sociali con la ricerca di autenticità, collocandola nell’ambientazione rurale del Gansu, a lui particolarmente cara, e scarnificando l’attorialità degli interpreti. Tra rigogliose distese, aratri trascinati da animali e baracche costruite per poi essere distrutte, lo sguardo è invitato a riflettere sull’esistenza e sullo status di decadente povertà in cui riversa una piccola periferia appartenente all’imponente potenza mondiale dell’Oriente, attraverso l’intensità di immagini silenziose e simboliche metafore. Ritratto delicato e commovente, non manchevole di alcune ripetizioni non necessarie, Return to Dust interpreta la concezione dell’eterno ritorno dell’uguale: nonostante tutto, si torna alla polvere per poi ricominciare di nuovo.

Miriam Raccosta – cinematografo.it

Lascia un commento