The Italian Recipe

Hou Zuxin

Peng è una pop star cinese. Arrivato a Roma per un reality show, incontra la giovane Mandy, che vive in Italia con i suoi zii cinesi dopo la morte della madre. Mandy si arrabatta fra mille lavori per sostenere la famiglia, ma nel cuore ha un sogno segreto: diventare una grande chef. All’inizio Peng e Mandy si detestano, ma poi le circostanze però li costringono a passare insieme un’intera notte, Sarà un’avventura romana pazza ed esilarante, una notte magica che cambierà la loro vita facendoli innamorare e insegnando loro che la cosa più importante nella vita è inseguire i propri sogni.

Yu Jian Ni Zhi Hou
Cina/ItalIa/GermanIa 2022 (102’)

    La seconda coproduzione ufficiale tra Cina ed Italia è una commedia romantica che utilizza molti degli stereotipi associati al popolo cinese e a quello italiano ma lo fa in modo leggero e divertente, senza offendere nessuno. The Italian Recipe è un progetto nato da un’idea di Roberto Simone durante uno dei workshop organizzati da Bridging the Dragon, associazione Sino-Europea dell’industria cinematografica. L’idea iniziale è stata poi sviluppata in una sceneggiatura da un gruppo misto di scrittori europei e cinesi, ed il film è stato coprodotto da Italia, Cina e Germania, con un cast principalmente cinese ma con location italiane e con una troupe mista – peraltro la regista Hou Zuxin vive tra Cina e Stati Uniti ed aggiunge al film una sensibilità artistica internazionale. Il film è quindi un esempio di vera co-produzione, che dovrebbe poter funzionare commercialmente sia in Europa che in Cina – impresa non facile, considerando le differenze culturali che normalmente affliggono i progetti di co-produzione costringendo i finanziatori a privilegiare uno solo dei mercati. Il film ricorda sia la commedia italiana classica, che nonostante racconti una storia semplice con un epilogo prevedibile è comunque appassionante, sia la comicità surreale caratteristica della commedia cinese contemporanea, di cui il gruppo Mahua Fun Age – che non per niente è uno dei produttori del film – è stato uno dei pionieri a partire dal film Goodbye Mr. Loser (2015).

Popolato sin dalla prima inquadratura da personaggi sopra le righe, The Italian Recipe racconta dell’incontro tra Peng – un pop-idol cinese che va a Roma per girare un presunto reality show con una starlet cinese – e Mandy, una giovane cinese emigrata in Italia da bambina con i genitori, che aspira invece a diventare uno chef. Mandy è un esempio tipico della generazione di cinesi nati o cresciuti in Italia, che vivono a cavallo tra due culture. La sua famiglia gestisce una lavanderia dove tutti lavorano sodo, e lei è costretta dai genitori a frequentare l’università e studiare legge nonostante sia appassionata di cucina ed aspiri segretamente ad ottenere una borsa di studio per andare a studiare con un famoso chef. Mandy parla perfettamente italiano, conosce Roma come le sue tasche, gira in Vespa ma ogni tanto sostituisce uno dei suoi amici italiani come autista di un hotel del centro. È in questo ruolo che incontra Peng, un giovane cantante cinese che arriva a Roma circondato da personaggi che vengono, al contrario della famiglia tradizionale di Mandy, dal mondo cinico e superficiale dell’industria del glamour cinese contemporaneo – particolarmente rappresentativo di questo ambiente è Wu Yingzhe, l’agente di Peng che sembra una caricatura del mondo dello spettacolo.  Peng è un personaggio più complicato di quanto appaia all’inizio: è frustrato dal fatto di non aver ancora raggiunto il successo pieno e spera di poter sfondare con il reality show, ma segretamente detesta la superficialità ed avidità da cui è circondato e vorrebbe diventare un cantautore impegnato. L’incontro/scontro tra Peng e Mandy, che cambierà entrambi, è scandito da equivoci, colpi di scena e momenti romantici ed avviene sullo sfondo dei panorami mozzafiato di una Roma da cartolina – soltanto la scena iniziale e quella finale del film sono state girate a Pechino, prima che la pandemia mettesse un freno alle produzioni cine-televisive. I contatti tra Peng, con il suo entourage di persone avide e furbe, e gli Italiani che loro incontrano durante il breve soggiorno nella capitale danno luogo ad alcune scene esilaranti caratterizzate da assenza reciproca di sensibilità culturale che nonostante sia prevedibile è comunque divertente e benevola, e costruisce un ponte tra due culture invece che aprire un baratro

fareastfilm.com

  Tratto dal romanzo di Alberto Simone Un amore a Roma, La ricetta italiana è una commedia romantica che cavalca senza grandi tormenti molti degli stereotipi legati agli italiani e ai cinesi, destinata a un pubblico principalmente asiatico ma delicatamente e coraggiosamente anche interessata ad affascinare le platee nostrane. E in effetti il fatto che la regista – esordiente – Hou Zuxin abbia potuto usufruire di una troupe mista, dividendosi tra Cina, Italia, Germania e Stati Uniti, conferisce alla pellicola un tipo di sensibilità internazionale non trascurabile. Lo spunto di partenza sono, ovviamente, le Vacanze romane di Audrey Hepburn e Gregory Peck, dirette nel 1953 da William Wyler e divenute come ben sappiamo iconiche. Non siamo (fortunatamente, aggiungiamo) dalle parti del remake, ma dell’omaggio scherzoso e consapevole: la storia ruota tutta attorno all’incontro/scontro tra Peng e Mandy, entrambi di origine cinese ma destinati inizialmente alla totale incomprensione. Questo perché mentre lei è nata e cresciuta in Italia, gira in Vespa, conosce la Capitale come le sue tasche e si alterna tra tre lavori per mantenersi gli studi, lui piomba in città come un alieno, popstar schiavo dei social e circondato da yes men pronti a esaudire ogni suo capriccio. I due personaggi rappresentano un po’ i due stili coesistenti del film, che oscilla e balla di continuo tra la classica e a suo modo accomodante commedia “all’italiana” degli imprevisti, agrodolce e in fondo ottimista, e l’umorismo un po’ isterico e glam della comedy cinese contemporanea (che fa sfracelli in patria, considerata anche la stringente censura di regime che vieta diversi generi cinematografici in quanto “pericolosi” per il pubblico). Quello tra Mandy e Peng è un contrasto basato sull’immancabile gioco degli opposti che si attraggono e finiscono per arricchirsi vicendevolmente, tra la preparazione di una torta – Mandy vuole diventare chef e ama Cannavacciuolo – e un giro per i vicoli di Trastevere.

A voler scavare un po’ più in profondità non si fa di certo peccato, anche se si rischia di sovrainterpretare le reali intenzioni iniziali. È interessante ad esempio constatare come entrambi i personaggi principali appartengano a una generazione alla perenne ricerca della propria identità e di un’opportunità di vita: da un lato c’è una ragazza scissa tra la famiglia d’origine (vale qui la pena ricordare che le comunità cinesi di Roma e Milano sono tra le più grandi d’Europa e offrono un ricco bacino di figli della diaspora) e la sua ormai totale appartenenza a un Paese di cui si sente pienamente cittadina; dall’altra un giovane che spera e cerca di emergere in una nazione e in un contesto totalmente spersonalizzante e che tende a considerare l’anonimato come un nobile obiettivo da raggiungere. Questi però sono ragionamenti “a posteriori”, che non scaturiscono cioè dalla visione diretta del film. Anche perché La ricetta italiana decide anzitutto di veicolare un messaggio di diversa natura, certamente più superficiale ma non per questo sbagliato: il segreto è inseguire sempre i propri sogni, sfuggendo ai richiami vuoti delle sirene ingannevoli che oggi incantano i giovani a ogni latitudine. Il resto lo fa una nottata piena di imprevisti, la magia della città eterna (si va dal Colosseo a Trinità dei Monti, dalla Fontana di Trevi al Cimitero Monumentale) e una trama che scivola progressivamente e inesorabilmente verso un semplice e soddisfacente romanticismo. Sulle note nostalgiche e malinconiche della colonna sonora di Nuovo Cinema Paradiso, composte da Ennio Morricone.

Filippo Zoratti – cinematographe.it

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