Trieste è bella di notte

Andrea Segre, Stefano Collizzolli, Matteo Calore

Il confine tra Italia e Slovenia è sulle colline, sopra Trieste. Se lo attraversi a piedi di notte le luci della città brillano nel mare. Può sembrare l’avverarsi di un sogno. O l’inizio di un incubo.

Italia 2023 (75′)

   In un confine interno dell’Unione Europea, quello tra Italia e Slovenia, pochi chilometri sopra Trieste, i migranti asiatici della rotta balcanica che riescono ad attraversare la frontiera rischiano di essere fermati dalle forze dell’ordine italiane e rispediti indietro fino in Bosnia, senza venire identificati e senza avere la possibilità di fare richiesta di asilo.
Il Ministero dell’Interno definisce queste operazioni “riammissioni informali” e le ha introdotte nel maggio 2020. A gennaio 2021 il Tribunale di Roma le ha sancite come illegali e sono state sospese fino al 28 novembre 2022, quando il Ministro Piantedosi le ha riattivate. Come avvengono queste operazioni? Cosa succede a chi le subisce? A raccontarlo sono nel film alcuni dei migranti respinti. Le loro storie si intrecciano con le immagini realizzate con i telefonini durante i lunghi viaggi e con le contraddizioni e il dibattito all’interno delle Istituzioni italiane. Intanto in una casa abbandonata a Bihać, in Bosnia, un gruppo di pakistani e afghani vuole partire, direzione Italia. Cosa succederà loro? Quale risposta daranno l’Italia e gli altri Stati europei? Continueranno a sfidare la loro stessa legge per respingere migranti considerati illegali?

pressbook Zalab

  Nonostante una sentenza dichiari illegittimi i respingimenti operati dalla polizia italiana al confine con la Slovenia nel 2020, tanto che il governo di allora ne sospese la pratica, l’esecutivo Meloni li considera legittimi e da rinforzare. Il documentario Trieste è bella di notte è una rara occasione per comprendere queste pratiche attraverso la voce e le immagini di chi ne porta addosso le conseguenze. Ci sono i numeri, quelli degli sbarchi innanzitutto, poi quelli dell’accoglienza, dei rimpatri, delle domande d’asilo accolte e respinte. A partire da questi numeri parliamo di immigrazione, si fa propaganda e si individuano soluzioni (…) E tuttavia numeri e norme non bastano a chiarire, non senza le voci e le testimonianze dirette che continuano a rimanere sullo sfondo del dibattito, quasi fosse materiale per cultori. Nasce anche da qui l’eccezionalità di Trieste è bella di notte, documentario presentato al Trieste Film Festival (…) Perché affida la ricostruzione dei respingimenti della polizia italiana a chi li ha subiti e permette di vedere in cosa si traducono e chiedere a noi stessi se siano umanamente accettabili e compatibili con i valori che ci appartengono.

Prende alla sprovvista sentir dire a un migrante “l’Europa sospenda del tutto il diritto d’asilo“, soprattutto se a parlare è chi ha viaggiato e patito per raggiungere i nostri confini. Il film chiarisce che si tratta di un’affermazione disperata e tuttavia coerente con il resto delle testimonianze di chi era arrivato in Italia e in poche ore ha visto violati i propri diritti, a partire da quello fondamentale di chiedere asilo, derubati i pochi averi, torturata e spogliata la sua persona, finanche delle scarpe. Tanto da pensare che era meglio morire a casa propria piuttosto di affrontare il terrore, le torture e le privazioni subite. A parlare sono alcuni dei 1.300 migranti respinti dall’Italia, riammessi in Slovenia, poi in Croazia e infine picchiati e spinti in Bosnia, cioè fuori dall’Europa. Dove era appena bruciato il campo di Lipa e più di 1.500 migranti già sopravvivevano all’addiaccio e dove non rimane che provare un’altra volta il gioco – “The game”, lo chiamano. Chi ce l’ha fatta, spesso dopo numerosi tentativi, non dimentica gli altri: “Conosco ragazzi che lungo la Rotta balcanica sono stati presi e respinti più di 50 volte, e chi ha smesso di provarci e rimane lì”, raccontano i protagonisti nelle interviste realizzate nel Centro di accoglienza Casa Malala che si affaccia sulla Caserma della Polizia di Frontiera al valico di Fernetti a Trieste.

Raccolte grazie alla collaborazione della rete RiVolti ai Balcani e del Consorzio italiano di solidarietà (ICS) di Trieste, le testimonianze di chi è in Italia si alternano a quelle di un gruppo di migranti pakistani e afghani, accampati in un casale abbandonato di Bihac, in Bosnia. Confessano speranze e paure alla vigilia del viaggio per raggiungere Fernetti, calvario che alcuni già conoscono. “Abbiamo girato al di qua e al di là del confine, con chi ha già vissuto e con chi si appresta a vivere l’esperienza della rovina, con chi ha sperimentato e con chi si appresta a sperimentare il gioco della roulette e il gioco del rifiuto, attratti dalla necessità di ascoltare una storia corale e soggettiva rispetto all’oggettività delle scelte politiche”, raccontano i registi di un film “sul confine dell’instabilità e della confusione tra sicurezza e diritto; dove la competizione tra i governi europei per ridurre i numeri spinge le autorità a inventare nuove procedure, sfidando i limiti costituzionali e creando quindi tensioni tra i diversi poteri dello Stato”.

Franz Baraggino – ilfattoquotidiano.it

  Trieste è bella di notte racconta quello che accade tra Italia e Slovenia, pochi chilometri sopra Trieste, ai migranti asiatici della rotta balcanica che riescono ad attraversare la frontiera e che rischiano di essere fermati dalle forze dell’ordine italiane che li rispediscono indietro fino in Bosnia, senza venire identificati e senza avere la possibilità di fare richiesta di asilo. In un confine interno dell’Unione Europea, quello tra Italia e Slovenia, pochi chilometri sopra Trieste, i migranti asiatici della rotta balcanica che riescono ad attraversare la frontiera rischiano di essere fermati dalle forze dell’ordine italiane e rispediti indietro fino in Bosnia, senza venire identificati e senza avere la possibilità di fare richiesta di asilo. Il Ministero dell’Interno definisce queste operazioni “riammissioni informali” e le ha introdotte nel maggio 2020. A gennaio 2021 il Tribunale di Roma le ha sancite come illegali e sono state sospese fino al 28 novembre 2022, quando il Ministro Piantedosi le ha riattivate. Come avvengono queste operazioni? Cosa succede a chi le subisce? A raccontarlo sono nel film alcuni dei migranti respinti. Le loro storie si intrecciano con le immagini realizzate con i telefonini durante i lunghi viaggi e con le contraddizioni e il dibattito all’interno delle Istituzioni italiane. Intanto in una casa abbandonata a Bihać, in Bosnia, un gruppo di pakistani e afghani vuole partire, direzione Italia. Cosa succederà loro? Quale risposta daranno l’Italia e gli altri Stati europei? Continueranno a sfidare la loro stessa legge per respingere migranti considerati illegali?

Simona Grisolia – taxidrivers.it

Lascia un commento