Imprevisti digitali

Benoît Delépine, Gustave Kervern

Marie, Bertrand e Christine sono tre persone diverse tra loro, che abitano tutte nello stesso complesso residenziale di un sobborgo francese. Ad accomunarli non è soltanto l’essere vicini di casa, ma qualcosa di più: tutti tre sono vittime – chi in un modo, chi nell’altro – dei social media e della tecnologia. Decidono allora di coalizzarsi per muovere battaglia ai colossi di Internet. Sarà un Davide contro Golia? Una piacevole commedia in cui riconoscersi e sorridere di sè e della propria quotidianità.

Effacer l’Historique
Francia 2020 (106′)
BERLINO 70°: Leone d’argento


P
artire lancia in resta contro l’invasività dei telefonini cellulari e più in generale contro la nostra dipendenza dalle nuove tecnologie della comunicazione può sembrare un’impresa degna di Don Chisciotte di fronte ai mulini a vento: destinata irrimediabilmente alla sconfitta. Ce lo ricorda, con una bella dose di ironia, la coppia di registi francesi Benoît Delépine e Gustave Kervern con questo Effacer l’historique (Cancellare il resoconto storico, come dice più correttamente il titolo originale), dove tre persone sono alle prese con altrettanti problemi legati all’uso (smodato) del telefonino: c’è chi non sa più distinguere una voce artificiale da una umana (e se ne innamora); chi vorrebbe cancellare la registrazione di una notte fuori controllo e chi invece si chiede come mai non riesca ad avere like per la sua professione. Risolvere i tre problemi non sarà facile, ma la regia si preoccupa soprattutto di mettere in burla – pur con una certa dose di sofferta empatia – l’ingenuità e l’impotenza di questi tre Don Chisciotte in trentaduesimo. A volte il film può sorprendere con il suo ritmo lasco e svagato, altre volte colpisce al cuore (specie nei rapporti della madre col figlio separato), ma sempre riesce a metterci di fronte all’impari rapporto che gli uomini hanno accettato quando si sono arresi alle nuove tecnologie.

Paolo Mereghetti – iodonna.it


“Porca vacca è morta Kim Kardashian”. “Non è vero, è una fake”. Benvenuti in uno dei film più dissacranti e divertenti dell’anno. S’intitola Imprevisti digitali, anche se in originale fa Effacer l’historique, ovvero dare una pulitina alla cronologia del pc, ed è diretto dai francesi Benoit Delepine e Gustave Kervern. Una coppia di comici satirici irriverenti che ha costruito negli ultimi vent’anni una sua personalissima versione del vivere contemporaneo e dei suoi devastanti ostacoli quotidiani al cinema. Il Pilardosse/Depardieu alle prese con la pensione in Mammuth, la disoccupazione e la lotta di classe di un gruppo agguerrito di donne operaie in Louise Michel, ed ora direttamente la grande mammella a cui siamo appesi oramai senza appello: la globalizzazione tecnologica incontrollata tra internet e telefonia mobile.


Protagonisti sono tre buffi personaggi, vicini di casa in un sobborgo francese Bertrand (Denis Podalydes) è una specie di tardo hippy che si invaghisce della voce di una ragazza di un call center e intanto prova ad aiutare la figlia vittima di cyberbullismo. Marie (Blanche Gardin) incline al bicchierino facile, pronta a dismettere pezzi di casa (perfino le doghe del letto) e ad abboccare ad ogni fake online, rischia grosso con un filmino porno che la vede protagonista finito in rete. Christine (Corinne Masiero) è forse il personaggio più esteticamente delepinekerverniano di tutti: una signora di mezza età, ora autista, in cerca di stellette e like online, ex dipendente di una centrale nucleare e licenziata per overdose di serie tv e online. Tra cookie da accettare in continuazione, semafori rossi da cliccare per accedere ad un servizio web, attese infinite e costose ai call center, i tre decidono di farla pagare al grande mostro che governa le loro esistenze. Imprevisti digitali è una farsa deliziosa che distrugge ogni tragica certezza della contemporaneità appallottolando tutte quelle ovvietà scontate, una volta si diceva “borghesi”, nel tempo di un paio di battute o di rapide gag. Già perché nel loro incedere volonteroso e luddista, ma ancora dipendente da filmati, chiamate e sguardi dal web/4G, verso la casa madre dove si nascondono i dati personali, i tre protagonisti sfiorano ogni elemento culturale e comunicativo condiviso obtorto collo dalle masse popolari odierne, oramai trasformato in ossessione. Maria dal suo cucinotto incrocia il cameo di un affezionato attore della ditta Delepin/Kervern, il comico Benoit Poelvoorde, qui in veste di un tragicomico, sfruttatissimo, corriere “Aliamazon” (in questi due minuti c’è tutto il terrificante significato del “lavoro dipendente” nell’evo neoliberista, chapeau); la confessione in automobile di Christine sulla sua dipendenza alle serie ha una tempistica comica da ribaltarsi sulla sedia; Bertrand, nel suo fitto dialogare con la voce di donna al telefono fornisce un aggiornamento dell’uso di liquido seminale da Tutti pazzi per Mary.


Imprevisti digitali è così una lama tagliente, irridente e politica sulle sovrastrutture che governano inconsciamente il nostro comune agire, ed ha dalla sua anche una certo ruvido, dignitoso, verace legame affettivo con i personaggi che mette in scena. La regia, a livello stilistico, infine, non disdegna la porosità dei nuovi mezzi digitali (la videocamera di telefonini, ad esempio) per sintetizzare sguardo generale degli autori e lo specifico dei protagonisti. I brani di Daniel Johnston, artista cult, scomparso nemmeno un anno fa, autentica scheggia bipolare ed eversiva del mondo musicale statunitense, chiudono il cerchio tempestando il racconto di contrappunti sonori inattesi, creando un cinema apparentemente kitsch, nostalgico, amatoriale, ma nella sostanza terribilmente acuto, formalmente consapevole e spudoratamente contemporaneo. Con un’apparizione fulminante e suicida di Michel Houellebecq.

Davide Turrini – ilfattoquotidiano.it

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