Johnny Guitar

Nicholas Ray

Arizona, ‘800. Il locale Vienna’s è lo snodo nevralgico dell’avventura: Johnny vi arriva chiamato proprio da Vienna che, spavalda, gestisce saloon e tavoli da gioco in attesa che il passaggio della ferrovia le porti clienti e ricchezza. Di lì a poco, mentre fuori imperversa una tempesta di sabbia, fanno irruzione lo sceriffo, Emma e l’arrogante McIvers con i suoi uomini. Sono in caccia di chi ha derubato la diligenza uccidendo il fratello di Emma, convinti che siano stati Ballerino Kid, Burt, Corey e Turkey, che fanno spesso base al locale. La tensione è altissima perché Emma cova un sentimento di odio-amore per Ballerino Kid, sentimento che si è trasformato in furibonda gelosia verso Vienna, tanto da additarla come complice della rapina. L’atmosfera si surriscalda ulteriormente quando proprio Ballerino Kid e i suoi arrivano al saloon. Johnny cerca di placare gli animi, ma McIvers non demorde e prima di andarsene ingiunge a tutti di lasciare la città entro 24 ore. Una scazzottata con Burt e un confronto a colpi di pistola con Turkey danno l’occasione per il rivelarsi della vera identità di Johnny Guitar: altri non è che Johnny Logan, abile pistolero e, in passato, grande amore di Vienna. I due si fronteggiano in un appassionato botta e risposta sui loro sentimenti passati e presenti e un bacio sancisce la loro riconciliazione. Ben presto però la situazione precipita. Mentre Vienna è in banca per ritirare i suoi soldi, Ballerino Kid e gli altri rapinano la banca e le circostanze fanno sembrare che anche Vienna sia coinvolta. Così Emma e il gruppo di McIvers arrivano e danno fuoco al saloon e, riusciti a catturare Turkey, decidono di impiccare sia lui che Vienna. Il ragazzo non sfugge al suo destino mentre Johnny riesce a liberare Vienna e scappa con lei raggiungendo il nascondiglio di Ballerino Kid, il cui accesso è nascosto da una cascata. Anche Emma, McIvers e i suoi trovano però la strada e nelle dinamiche dello scontro che ne deriva muoiono prima Corey e Burt, poi anche Ballerino Kid, freddato proprio da Emma. Ma sarà lei poi a soccombere nel duello finale con Vienna. Per Johnny e Vienna si apre la possibilità di un nuovo futuro.

Nicholas Ray
USA 1954 (110′)

  La passione che brucia nei protagonisti di Johnny Guitar è la stessa che accende l’ispirazione schermica di Nicholas Ray. I colori sgargianti del Trucolor esaltano ogni inquadratura, ma sono la sceneggiatura, i dialoghi e la messa in scena stessa che danno un tono “infuocato” a questo straordinario mèlo western. Nella prima mezz’ora, affollata di personaggi, tutti accalcati “on the stage” nel saloon, la tensione è nello scontro tra Emma e Vienna: la loro rivalità ha il sapore di un’epica leggendaria, giocata da una parte sull’acredine per un presente senza concretezza di affetti e umanità, dall’altra sulla capacità di sopportare un ambiente ostile e di confidare in un futuro migliore. E Johnny? Lui, sembra restare un personaggio di marginale protagonismo, offrendo uno spaccato maschile fuori dai canoni, quello di un non-eroe stanco e nostalgico, bendisposto al ruolo di outsider e memorabile nel farsi scudo solo con la sua chitarra, nell’accordare le note dell’esistenza su “sigaretta e caffè”. Ma Johnny Guitar ha una sua forte identità (non per niente dà il titolo al film) che rivela nel colloquio notturno con Vienna; un dialogo fatto di dubbi e rimpianti, di una pulsione romantica lacerante. E quando il destino mette di nuovo il bastone tra le ruote alla loro storia d’amore Nicholas Ray lascia libero spazio all’azione: la disordinata fuga della banda di Ballerino Kid, l’incendio del saloon, il salvataggio di Vienna già col cappio al collo, il concitato inseguimento di Emma e degli uomini in nero di McIvers, la slealtà di Burt. L’inesorabile duello finale azzera ogni retaggio del passato (la morte di Ballerino Kid, il ritirarsi in buon ordine di McIvers) e lascia Johnny e Vienna finalmente radiosi e fiduciosi dopo il “salvifico” attraversamento della cascata.

Ezio Leoni

 

 

interpreti principali: Joan Crawford (Vienna), Sterling Hayden (Johnny “Guitar” Logan), Mercedes McCambridge (Emma Small), Ward Bond (John McIvers), John Carradine (Tom), Ernest Borgnine (Bart Lonergan), Scott Brady (“Ballerino” Kid), Ben Cooper (Turkey Ralston), Royal Dano (Corey), Frank Ferguson (sceriffo Williams), Rhys Williams (Mr. Andrews)

   

   

NOTE:
Nei toni dispotici di McIvers non è difficile rintracciare l’aria oppressiva del maccartismo di quegli anni. Curiosamente l’attore che lo interpreta, Ward Bond, era uno degli esponenti di punta dell’estrema destra di Hollywood, ma come ebbe a raccontare lo sceneggiatore Philip Yordan: “Mi ricordo che gli abbiamo giocato un bel tiro; credeva che il suo personaggio fosse un eroe, un brav’uomo. Non aveva capito niente…”
L’uso del Trucolor, sperimentato in quegli anni, portava ad una efficace saturazione cromatica, ma con un dominante blu. Ray e il fotografo Harry Streadling fecero in modo di non usare niente di blu sul set.
Nichols Ray, appassionato di pittura e teatro, era stato allievo di Frank Loyd Wright durante i suoi studi di architettura. In Johnny Guitar la sua formazione si estrinseca nei cromatismi estremizzati e nelle ardite scelte scenografiche, con quel saloon scavato nelle roccia, le finestre d’impronta razionalista, il soppalco a dominare la sala da gioco.
Pattern di colori e situazioni nell’abbigliamento di Vienna: pantaloni e camicia nera quando affronta al saloon Emma e McIvers – in abito lungo rosso, con scialle nero, nel colloquio notturno con Johnny – in gonna e con i toni del grigio quando va in banca – in un elegante abito bianco mentre al piano affronta l’incursione degli uomini di McIvers – in pantaloni e camicia rossa durante la fuga – camicia gialla e pantaloni neri per l’ultimo drammatico atto che chiude il film.

 

Alle sonorità maestose di Il cavaliere della valle solitaria, Victor Young fa seguire qui una melodia struggente (ispirata ad una delle 12 danzas españolas del compositore ottocentesco Enrique Granado): Vienna la suona al piano nel momento cruciale e si concretizza nella canzone omonima di Peggy Lee (What if you go, what if you stay, I love you / But if you’re cruel, you can be kind, I know / There was never a man like my Johnny / Like the one they call Johnny Guitar…) che accompagna l’abbraccio finale tra Vienna e Johnny. Anche stavolta nessuna attenzione da parte dell’Academy. L’Oscar arrivò a Young postumo nel 1957, un anno dopo la sua morte, per la miglior colonna sonora di Il giro del mondo in 80 giorni.
A fronte di un’accoglienza non certo entusiastica da parte della critica americana, negli anni omaggi e citazioni non sono certo mancati, da Truffaut (La mia droga si chiama Julie) e Godard (Il bandito delle undici, La cinese) ad Almodovar (Donne sull’orlo di una crisi di nervi) e proprio Truffaut lo inserì tra “i film della mia vita” definendolo “un western irreale, magico, la Bella e la bestia del western”. In compenso Sterling Hayden dichiarò: “Ma come fate voi europei ad amare quel film idiota?”

FRASI:
In apertura Sam, il croupier, guardando in macchina, mette subito in chiaro il carattere forte di Vienna: “Mai visto una donna più uomo di lei“, e nella versione originale il concetto è messo ancor più in evidenza, aggiungendo: “Lei pensa da uomo, agisce da uomo, e certe volte mi fa sentire come se io non lo fossi
Vienna e Freddy, il croupier: “Fa andare la roulette” – “Perché, senza un cliente?” – “Mi piace sentirla cantare
Lo sceriffo Williams: “Metti via quella pistola, mettila via” – Vienna: “Laggiù smercio whisky e carte. Quello che posso offrirvi quassù è una palla nel cranio, a piacere del cliente
Emma: “Io ti ucciderò” – Vienna: “Lo so. Se prima non ti ucciderò io
Johnny: “Niente di meglio che una tirata e una tazza di caffè. Vedete, c’è chi ha la febbre dell’oro e dell’argento; altri vogliono tanta terra con greggi e armenti. Altri invece hanno un debole per il whisky e per le donne. Però, gratta gratta, di cosa ha bisogno un uomo? Di una fumata e di una tazza di caffè
Vienna a Johnny: “Un uomo può mentire, rubare, perfino uccidere. Ma finché resta attaccato al suo orgoglio è sempre un uomo. A una donna invece basta fare uno scivolone ed è una sgualdrina.
Vienna a Johnny: “Abbiamo molto vissuto. Ora il problema è vivere un altro po’ 

SEQUENZE:
 “mai vista una donna più uomo di lei…”
“niente di meglio di una tirata e una tazza di caffè…”
Vienna scende le scale e affronta Emma e gli altri
Vienna al piano all’arrivo del gruppo di McIvers
il duello finale tra Vienna ed Emma

 

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