Johnny Guitar

Arizona, ‘800. Il locale Vienna’s è lo snodo nevralgico dell’avventura: Johnny vi arriva chiamato proprio da Vienna che, spavalda, gestisce saloon e tavoli da gioco in attesa che il passaggio della ferrovia le porti clienti e ricchezza. Di lì a poco, mentre fuori imperversa una tempesta di sabbia, fanno irruzione lo sceriffo, Emma e l’arrogante McIvers con i suoi uomini. Sono in caccia di chi ha derubato la diligenza uccidendo il fratello di Emma, convinti che siano stati Ballerino Kid, Burt, Corey e Turkey, che fanno spesso base al locale. La tensione è altissima perché Emma cova un sentimento di odio-amore per Ballerino Kid, sentimento che si è trasformato in furibonda gelosia verso Vienna, tanto da additarla come complice della rapina. L’atmosfera si surriscalda ulteriormente quando proprio Ballerino Kid e i suoi arrivano al saloon. Johnny cerca di placare gli animi, ma McIvers non demorde e prima di andarsene ingiunge a tutti di lasciare la città entro 24 ore. Una scazzottata con Burt e un confronto a colpi di pistola con Turkey danno l’occasione per il rivelarsi della vera identità di Johnny Guitar: altri non è che Johnny Logan, abile pistolero e, in passato, grande amore di Vienna. I due si fronteggiano in un appassionato botta e risposta sui loro sentimenti passati e presenti e un bacio sancisce la loro riconciliazione. Ben presto però la situazione precipita. Mentre Vienna è in banca per ritirare i suoi soldi, Ballerino Kid e gli altri rapinano la banca e le circostanze fanno sembrare che anche Vienna sia coinvolta. Così Emma e il gruppo di McIvers arrivano e danno fuoco al saloon e, riusciti a catturare Turkey, decidono di impiccare sia lui che Vienna. Il ragazzo non sfugge al suo destino mentre Johnny riesce a liberare Vienna e scappa con lei raggiungendo il nascondiglio di Ballerino Kid, il cui accesso è nascosto da una cascata. Anche Emma, McIvers e i suoi trovano però la strada e nelle dinamiche dello scontro che ne deriva muoiono prima Corey e Burt, poi anche Ballerino Kid, freddato proprio da Emma. Ma sarà lei poi a soccombere nel duello finale con Vienna. Per Johnny e Vienna si apre la possibilità di un nuovo futuro.

Nicholas Ray
USA 1954 (110′)

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Un dollaro d’onore

Rio Bravo, Texas. Lo sceriffo Chance dopo aver arrestato Joe Burdett per omicidio deve fronteggiare il fratello Nathan, ricco possidente terriero, che con i suoi uomini tenta di liberarlo. Chance può contare solo sul vecchio Stumpy che staziona nella prigione e su Dude, ex vicesceriffo che ha ripreso il suo ruolo dopo anni passati a ubriacasi per dimenticare una delusione amorosa. Quando arriva in città l’amico Pat Wheeler con la sua carovana questi non fa in tempo ad offrire il suo aiuto che un sicario di Burdett lo uccide. Chance intanto conosce Feathers, un’intraprendente giocatrice di carte, con la quale, dopo qualche screzio iniziale, instaura un rapporto sempre più affettuoso. Quando gli uomini di Burdett, messo fuori gioco Dude, fanno un’incursione in città, Chance riesce ad eliminarli grazie all’intervento di Colorado, un giovane pistolero che faceva parte della carovana di Wheeler e che decide di aggregarsi alla compagine dello sceriffo. Nathan Burdett prova ad esasperare i suoi avversari facendo intonare al saloon il Degüello (che preannunciava la caduta di Alamo, assediato dall’esercito messicano), ma alla fine è proprio l’ascolto di quel brano che dà la forza a Dude per uscire dall’abbrutimento in cui è caduto a causa dell’alcol. Un nuovo piano messo in atto da Burdett e i suoi porta però alla cattura di Dude la cui libertà non può che essere barattata con quella di Joe. Al momento dello scambio Dude riesce comunque a sovvertire la situazione e nello scontro a fuoco che ne segue, tra colpi di pistole, fucili e… dinamite, la banda di Burdett è sgominata. Il vero lieto fine è comunque quello affidato alla parentesi rosa tra Chance e Feathers; quel costume da soubrette a cui lei decide di rinunciare e che lui lancia dalla finestra sancisce la svolta romantica nella vita dello sceriffo e della ragazza.

Rio Bravo
USA 1959 (141′)

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Mezzogiorno di fuoco

Hadleyville, New Mexico. Lo sceriffo Will Kane, fresco di matrimonio, si appresta a lasciare la città e il suo incarico. Quando però arriva la notizia che Frank Miller, da lui fatto condannare cinque anni prima, è stato graziato e sta per tornare in città, sceglie di non partire e decide di affrontare lui e i suoi tre compari che lo attendono, per mezzogiorno, alla stazione ferroviaria. Kane conta di trovare solidarietà e aiuto dagli abitanti di Hadleyville, ma tutti, per una ragione o per l’altra, pensano bene di defilarsi. Vengono così alla luce tanti screzi e dissapori con la cittadinanza, a cominciare dal vicesceriffo Harvey che invidioso, spinto dal rancore, gli volta le spalle. Fanno da perni narrativi i rapporti con la sua ex Helen, proprietaria del saloon, e con la novella sposa Amy che, tra gelosia e dettami religiosi (è una quacchera) è contraria alla sua decisione. Lo sceriffo si trova così da solo a fronteggiare i quattro fuorilegge, ma saprà uscirne vincitore anche grazie all’intervento di Amy che, arma in pugno, ha trovato la forza di stargli accanto. Prima di andarsene da Hadleyville Kane si toglierà la stella e la lascerà cadere nella polvere.

High Noon
USA 1952 (85′)

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1883

Il viaggio di una carovana di emigrati tedeschi dal Texas all’Oregon, guidata da due anziani ex militari e affiancata da un’intraprendente famiglia di pionieri. Un’avventura cinematograficamente affascinante ma piena di insidie e dolorose esperienze per i protagonisti che ridimensiona, amaramente, il mito della frontiera. Per molti l’Oregon resterà una metà agognata, il Montana si configurerà come destinazione per la famiglia Dutton e ci sarà anche spazio per uno sguardo nostalgico rivolto all’oceano Pacifico.

serie televisiva in 10 episodi:
1883 – Dietro di noi, l’abisso – Il fiume – Il guado – La ferocia della libertà – Annoiare il diavolo
Saetta dai Capelli Gialli – Il pianto della resa –  Nuvole che si rincorrono – Questo non è il tuo paradiso

USA 2021-2022

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Il mucchio selvaggio

Texas del Sud, 1913. Gli uomini del Mucchio, camuffati con le divise dell’esercito, arrivano a San Rafael per rapinare la banca; ignorano che stanno cadendo in una trappola. Mr. Harrigan, dirigente della ferrovia, ha assoldato un gruppo di bounty killer capitanato da Deke Thornton, un ex del Mucchio, disposto a tutto dopo la cattura pur di non tornare in prigione. Lo scontro a fuoco che ne segue si tramuta in una vera strage: vengono uccisi molti civili inermi (era in corso una manifestazione della Lega contro l’alcolismo) oltre a un buon numero di fuorilegge. Solo in sei infatti riescono a fuggire e di lì a poco Pike si vede costretto ad ammazzare un membro della banda gravemente ferito. I sopravvissuti (Pike Bishop, Dutch Engstrom, Lyle e Tector Gorch e il messicano Angel), raggiungono alfine il loro rifugio, dove li aspetta il vecchio Sykes, e con lui vengono a scoprire come il loro bottino non siano altro che sacchi di tondini di ferro. La tensione nel gruppo cresce e Pike si trova a dover dirimere alcune controversie con i fratelli Gorch; alla fine concordano di spostarsi in Messico dove trovano ospitalità nel villaggio di Angel. Lì il giovane viene a sapere che in un’incursione dei federali suo padre e stato ucciso dal generale Mapache e che Teresa, la sua fidanzata, ha scelto di abbandonare la sua gente diventando la donna dell’infido generale… Pike e i suoi raggiungono poi Agua Verde ed è proprio con Mapahce, nonostante Angel, accecato dalla gelosia gli uccida tra le braccia Teresa, che riescono a trovare un ingaggio, quello di assalire in treno dell’esercito americano e rubare le armi necessarie ai federale per contrastare gli attacchi delle truppe di Pancho Villa. Il colpo riesce, nonostante sulle loro tracce ci siano sempre i cacciatori di taglie (il vecchio Sykes in seguito sarà ferito e si rifugerà sulle le colline), ma prima di consegnare le casse rubate Angel viene ripagato con una quantitativo di armi per la sua gente. Quando, dopo i subdoli tentativi di truffa orditi da Mapache, alfine il generale consegna loro il denaro pattuito, la situazione precipita perché la madre di Teresa, per vendicarsi, rivela il “furto” delle armi da parte di Angel, che viene subito fatto prigioniero. Inutile il tentativo di Pike di comprare la libertà dell’amico e così, passata una notte apparentemente pacificatrice tra vino e prostitute, Pike. sempre più turbato dalla situazione, conduce i suoi al cospetto di Mapache, deciso a liberare Angel. Lo sprezzo del generale arriva a tagliere la gola del giovane sotto gli occhi degli amici e la loro reazione è violenta e devastante, uccidendo il generale e quanti gli sono accanto. Dopo un momento di smarrimento delle truppe che li circondano, la sparatoria si accende e, “orchestrata” dalla mitragliatrice di cui i quattro si sono impossessati, arriva ad assumere dimensioni epiche: sarà una carneficina e nessuno resterà in vita. Così, quando sopraggiungono Thornton e i suoi squallidi compagni, questi non devono far altro che recuperare i corpi per andare a incassare le taglie. Deke però non li segue e resta solitario ad aspettare un imprecisato futuro. Questo si concretizza negli spari lontani di un un conflitto a fuoco e di lì a poco gli si fanno incontro il vecchio Sykes e un manipolo di peones ribelli che hanno fatto giustizia dei bounty killer. A Thornton non resta che accettare l’invito di unirsi a loro.

The Wild Bunch
USA 1969 (145′)

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Disco Boy

Francia/Italia/Polonia/Belgio 2023 (92′)
BERLINO 73° – Orso d’argento per il miglior contributo artistico

 BERLINO –  L’unico film italiano in concorso a Berlino è in realtà un opera a dir poco ibrida, o se preferite transnazionale; l’autore regista, Giacomo Abruzzese, è si nato a Taranto 40 anni fa, ma vive e lavora da più di un decennio in Francia, dove si è costruito una solida fama come autore di cortometraggi, invitati e premiati in numerosi festival europei e no. Autore quindi cosmopolita, così come la produzione franco-polacca-italo-belga, la varietà delle lingue parlate, la nazionalità degli attori.

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Le grand chariot

Svizzera/Francia 2022 (95′)
BERLINO 73° – Orso d’argento per la migliore regia

 BERLINO – Saga familiare autobiografica? Testamento spirituale? Metafora sul destino del cinema e dell’arte in generale? C’è tutto questo e qualcosa di più nello splendido film presentato da Philippe Garrel Le grand chariot, giustamente premiato con l’Orso d’argento per la migliore regia (il titolo in francese starebbe per L’orsa maggiore, ma ci sembra molto più pertinente tradurlo in italiano con Il Carrozzone). 

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Le mura di Bergamo

Italia 2023 (136′)

 BERLINO – Ai primi di marzo 2020 Stefano Savona, direttore del Corso di documentario presso il Centro sperimentale di cinematografia di Palermo, arriva a Bergamo con un gruppo di suoi studenti. Sono i giorni dell’apice dell’epidemia da COVID (6000 morti in 40 giorni). Ne uscirà un documentario di due ore e mezzo, ora presentato Berlino nella sezione Encounters.

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Il cielo brucia

Una piccola casa-vacanze sul mar Baltico. Sono giorni caldi e non piove da settimane. Quattro giovano si incontrano: amicizie vecchie e nuove, amori e desideri, gelosie, tensioni e risentimenti… Sia l’arida foresta che i loro sentimenti iniziano a infuocarsi.

Roter himmel
Germania 2023 (103′)

BERLINO 73° – Gran Premio della Giuria

 BERLINO – Maggior rappresentante di quella “scuola di Berlino“ che tanti allori ha mietuto ai festival negli ultimi anni, Christian Petzold nei suoi precedenti film aveva sempre mostrato una grande attenzione alla storia del suo paese, che fosse la Germania post bellica de Il segreto del suo volto o la DDR dominata dalla Stasi de La scelta di Barbara; ma anche uno sguardo aperto ad una dimensione fantastica e mitologica, come nel più recente Undine presentato alla Berlinale 2020.

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Laggiù qualcuno mi ama

Italia 2024 (128′)

 BERLINO – Dopo aver reso omaggio l’anno scorso a Scarpetta e Eduardo, con la straordinaria ricostruzione storica di Stasera rido io, Mario Martone porta fuori concorso un altro mostro sacro della scena e della mitologia napoletana, Massimo Troisi. Proiettato in una sala gremita di italiani che letteralmente faceva il tifo per il protagonista, a volte anticipandone le battute, Laggiù qualcuno mi ama è si un documentario, ma di un tipo molto speciale. Non la solita biografia, ma un atto d’amore in piena regola e soprattutto un film-saggio su un autore forse poco compreso.

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