My Favorite Cake

Keyke mahboobe man
Iran/Francia/Svezia/Germania 2024 (97′)

BERLINO – Ci risiamo. Tutto secondo una ormai consolidata tradizione. Non serve che per ben tre volte in tempi recenti la cinematografia iraniana si sia aggiudicato il Golden Bear neache sia l’unica arte a dar lustro a livello internazionale a questo sciagurato paese. Anche stavolta a Maryam Moghaddam e Behtash Sanaeeha, registi del delizioso My Favorite Cake, miglior film del concorso secondo noi, vengono dallo ottuso regime teocratico ritirati i passaporti e rischiano di finire sotto processo. E naturalmente mai l’opera verrà distribuita nelle sale cinematografiche del paese.

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La cocina

USA 2024 (139′)

BERLINO – Liberamente tratto dalla piece teatrale The Kitchen di Arnold Wesker, uno degli ‘angry young men’ che alla fine degli anni ‘50 rivoluzionarono la scena inglese, La cocina di Alonso Ruiz, è senz’altro uno dei film più interessanti passati a Berlino quest‘anno. Il regista, qui al suo esordio in lingua inglese (facile da pensarsi come un primo passo verso un futuro Hollywoodiano, sull’esempio dei suoi connazionali Inarritu, Quaron e Del toro), non è peraltro nuovo al circuito festivaliero. Ricordiamo, qualche anno fa in concorso proprio qui a Berlino, il film Museo con Gabriel Garcia Bernal, e soprattutto ancora prima Gueros, appassionante ritratto in bianco e nero della gioventù universitaria di Città del Messico durante le fatidiche Olimpiadi del 1968.

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The Animal Kingdom

In un futuro prossimo misteriose mutazioni hanno portato gli esseri umani a sviluppare elementi vicini ad alcune specie animali. Dopo due anni dal manifestarsi delle prime mutazioni, la società ha istituito centri socializzati dove prendersi cura delle “creature”. Ma quando, per un incidente, queste si disperdono nell’ambiente circostante, la situazione precipita e il giovane Émile e suo padre si trovano coinvolti in una straordinaria avventura.

Le regne animal
Francia 2023 (131′)
5 Cesar 2024

Lux Padova Logo

TORINO – A volte i film che disegnano futuri scenari apocalittici deludono per la banalità degli schemi o per l’eccesso di retorica nell’esaltare i valori che ci potrebbero salvare. Le règne animal, fantasy-horror del regista francese Thomas Cailley, proposto a Cannes nella sezione Un certain regard, poi fuori concorso qui a Torino, si fa apprezzare perché dà alla riflessione un percorso non scontato e coinvolge lo spettatore sfruttando bene la dimensione sensoriale del cinema.

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Birth

Corea 2023 (155′)

TORINO – Una delle opere più interessanti presentate in concorso in questa 41° edizione del TFF è risultata Birth della giovane regista coreana Jiyoung Yoo. Un film che sviluppa due temi molto forti, quello della maternità indesiderata e quello dell’egotismo dell’artista, attraverso una storia condotta con uno stile asciutto e raffinato e una grande coerenza compositiva.

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Le Ravissement

Lydia, ostetrica appassionata e dedita al proprio lavoro, è in crisi per una rottura sentimentale. Dopo che la sua migliore amica Salomé partorisce, a Lydia capita di reincontrare Milos, una sua lontana avventura… Si ritroverà incastrata in una serie di fraintendimenti e menzogne che porteranno a sconvolgere la vita di chiunque abbia intorno a sé.

The Rapture
Francia 2023 (97′)

TORINO – Un ottimo esordio per la regista francese Iris Kaltenback con il suo Le Ravissement, già ben accolto a Cannes alla Settimana della Critica: il Torino Film Festival ha attibuito alla sua opera prima il premio speciale della Giuria e alla sua protagonista, Hafsia Herzi, il premio per la migliore interpretazione femminile.

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The Holdovers – Lezioni di vita

Paul Hunham, professore di storia in un college del New England (mal visto da studenti e colleghi) è incaricato alla vigilia delle vacanze di Natale della sorveglianza di quegli alunni che non possono rientrare in famiglia. Le circostanze lo portano però ben presto a doversi occupare di uno solo di loro, Angus, allievo brillante e problematico ‘dimenticato’ dalla madre. Ostinati e diversamente inadeguati al mondo, Paul e Angus faticano a socializzare, ma l’isolamento e il Natale accorceranno le distanze e li costringeranno a riconfigurare i loro rapporti e le loro stesse esistenze.

 

USA 2023 (133′)

TORINO – Lezioni di vita (per dare riscontro al sottotitolo italiano) dentro e fuori un liceo d’elite nel New England. È il periodo di Natale del 1970 e gli studenti della Barton Academy possono rientrare in famiglia, sempre che le famiglie siano disposte a tenerli con loro per le feste… Così il prof. Paul Hunham, misantropo e poco amato da studenti e colleghi, si ritrova “in punizione” a dover fare da supervisore ad alcuni alunni costretti a rimanere al college.

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Memory

Messico/USA 2023 (100’)
VENEZIA 8O° – Coppa Volpi miglior interpretazione maschile

 VENEZIA – Immancabile, arriva anche quest’anno alla Mostra del Cinema di Venezia un nuovo film di Michel Franco, che dai tempi del deplorevole Nuevo Orden (2020) – inopinato Gran Premio della Giuria – sembra ormai aver stretto un sodalizio in odor di fraternità con il festival lagunare, il quale, dal canto suo, ha contribuito, riservando metodicamente uno spazio in concorso alle sue operette, a divulgarne il lavoro ben oltre i confini delle americhe. Non nascondiamo una certa perplessità di fronte a questa intesa, dal momento che, di prova in prova, il cinema di Franco ha mostrato tutti i limiti di una immaginazione programmatica e priva di ispirazione, in cui ai personaggi si sostituiscono marionette isteriche, disperate o depravate, sulle quali il regista si getta col cinismo bieco di un Mangiafuoco crapulone.

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Dogman

Francia/USA 2023 (114’)

 VENEZIA – Al culmine di una carriera ondivaga, piena di indiscussi successi di pubblico se non di critica (basti pensare a Nikita, Subway, Leon, Il quinto elemento) ma anche di lunghi periodi di assenza, il regista e produttore franco-inglese Luc Besson porta a Venezia Dogman, un opera di smagliante bellezza, a tratti commovente fino alle lacrime secondo l’opinione di molti critici. Uno di quei film che ti riconciliano col cinema e anche un po’ con la vita, intesa come la capacità di resistere e di trasformarsi che ne è l’essenza più profonda. Buona parte del merito va attribuito alla incredibile performance dell’attore scozzese Caleb Landry Jones, praticamente sconosciuto in Italia ma già premiato come migliore attore a Cannes nel 2021 (Nitram). Altrettanto importanti, veri deuteragonisti della storia, sono i cani, che il protagonista Douglas, bambino abusato ama sopra ogni cosa e che saranno i suoi compagni e protettori. Il film si apre appunto con una citazione da Alphonse Lamartine “Ovunque ci sia un infelice, Dio (God) manda un cane (dog in inglese)”

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La Bête

Francia/Canada 2023 (146’)

 VENEZIA – Come nella pittura si può distinguere tra opere che privilegiano una visione ravvicinata e altre che sollecitano una certa distanza dell’osservatore per poter essere maggiormente godute, vorremmo suggerire una analoga separazione anche nel cinema. Vi sono, difatti, film in cui l’emozione scaturisce anzitutto dai singoli momenti, altresì denominati pezzi di bravura, mentre l’insieme scivola in secondo piano (è la ventura – ricercata – di alcuni altissimi risultati di Dario Argento), e altri di cui si ammira, al contrario, la totalità dell’ispirazione che li ha prodotti, quella chiusura del cerchio, per così dire, che trae le fila di un discorso complesso, esibendone l’architettura d’insieme, l’ingegno o, ancora, l’idea a dispetto dei singoli frammenti (qualità rinvenibile in taluni esempi del cinema pasoliniano).

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